Il giornalista è mobile

mogio: Di spiriti addormentati.

Li chiamano mojos e rappresentano uno dei futuri del giornalismo.

Spesso non hanno un vero e proprio ufficio, basta un computer portatile e un accesso WiMAX (per dirne una) per ottenere il substrato tecnologico che permette la generazione di un flusso costante di notizie iper-locali verso la Rete. Il tutto viene arricchito con un gran numero di foto e video montati e uploadati (e di conseguenza pubblicati) al volo.

Con un po’ di impegno la narrazione della giornata tipo di un mogio (italianizzando il termine) potrebbe diventare simile a un emozionante capitolo di un tomo di William Gibson, il che non guasta.

Guardò il deserto vicolo cieco. Un foglio di giornale attraversò svolazzando l’incrocio.

Le storie interessanti si trovano sul campo, sulla strada. Bisogna sporcarsi le mani, dicono.

Non so se sia giusto provare a ridefinire i fondamenti del concetto di giornalismo, ma articoli di questo genere riescono indubbiamente ad attirare l’attenzione di molti [giornalisiti?].

aggiornamento: Poi verranno i citizen journalist

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