La crisi del trasporto pubblico è un fenomeno allarmante che non da segni di resa. Nei prossimi anni, salvo miracoli da parte della coppia “simbiotica” Di Pietro / Bianchi, sarà difficile che le cose in fatto di mobilità (in primis cittadina) possano migliorare.
Il carpooling potrebbe rappresentare una soluzione interessante a questo problema endemico.
definizione: Consiste nella condivisione di automobili private con l’intento di abbattere i costi del trasporto. E’ un sistema del tipo “vi do un passaggio” organizzato.
Uno o più dei soggetti coinvolti mettono a disposizione il proprio veicolo, eventualmente alternandosi nell’utilizzo, mentre gli altri contribuiscono con adeguate somme di denaro a coprire una parte delle spese sostenute dagli autisti (carburante, pedaggi, …).
vantaggi: La diffusione del carpooling potrebbe far diminuire la congestione del traffico riducendo il numero di veicoli in circolazione.
esempi: Un esempio classico riguarda il percorso casa-lavoro, in cui c’è un guidatore che condivide l’auto con un “equipaggio” di persone che fanno lo stesso tragitto.
Un’altra applicazione, ancora più interessante dal punto di vista sociale, potrebbe essere l’organizzazione di “allegre comitive” dirette verso lo stesso evento — concerti, mostre, convegni…
sulla terminologia: Il carpooling viene chiamato anche lift-sharing (nel Regno Unito dove la cultura del “passaggio” è vista di buon occhio). L’idea si può estendere anche ai mezzi più capienti — diventando vanpooling. L’insieme di queste pratiche viene definito ridesharing*.
La condivisione dei (propri) mezzi è molto diffusa nel nord Europa e negli States, ma in Italia è davvero poco popolare.
Se ci pensate bene tutto questo non ha nulla a che spartire con il carsharing.
Il carsharing è business puro, il carpooling… Si vedrà .
approfondimenti: Carpool su Wikipedia.
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