Era il lontano 1995. Avevo diciassette anni e un mare di curiosità per tutte le diavolerie tecnologiche e (più o meno) scientifiche. Grazie a questa propensione fui spedito a fare uno stage; “stage” … Non sapevo nemmeno cosa significasse (e in un certo senso non lo so nemmeno adesso).
Anche il mio compagno di banco fu scelto per questa para-attività . Lui venne immerso in belinate tipo HTML e monkey data entry. Io (ribellandomi alla prima designazione) mi ritrovai alle prese con router e protocolli (che all’epoca mi sembravano esoterici) presso ITnet, il più anziano provider genovese.
Fu lì che fra le altre cose scoprii le gioie della superficie della Rete: la posta elettronica, i newsgroups (io ero abituato a Fidonet) e il Web. Ricordo con lucidità uno dei primi giorni. Mi fecero sedere davanti a un PC su cui stava girando uno stupido Windows NT 3.51 (se non erro) con il mitico Mosaic*. Mi dissero – “Divertiti. Se hai qualche interesse, troverai pane per i tuoi denti”.
Risposi che a prescindere dai miei interessi non sapevo da dove cominciare. Avevo sentito parlare di alcuni strumenti chiamati motori di ricerca, tutto lì. Stefano (un quasi dipendete più che smanettone) mi disse – “Prova con Buonavista, no… Accidenti come diavolo si chiama…”. “Altavista” – dissi, scoprendo di avere già tutte le informazioni che mi servivano per gettarmi in quell’inferno a 100kbit/s. Passai una manciata di ore a cazzeggiare con Mosaic e il Word Wide Web di dieci anni fa, era tutto così bello.
Da subito un’idea cominciò ad emergere, con il tempo me ne convinsi. Con un’applicazione Web (o l’equivalente che verrà ) si può cambiare il mondo (e soprattutto le dimensioni del proprio portafogli). E non mi sto riferendo (solo) ai weblog.
Altavista Google insegna.